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Cani di Chernobyl: un laboratorio genetico vivente

Cani di Chernobyl: un laboratorio genetico vivente
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Scoprire come le radiazioni hanno plasmato i cani di Chernobyl può chiarire le dinamiche tra genetica, evoluzione e adattamento in queste condizioni estreme.

Cani di Chernobyl: un laboratorio genetico vivente
Photo by Ecky_Rollatorfotograf – Pixabay

Dalle macerie di uno dei disastri più devastanti del XX secolo, Chernobyl si erge ora come un simbolo di resilienza della natura. L’area, inaccessibile agli esseri umani, è divenuta un sorprendente centro di osservazione per studiare le intricate dinamiche ecologiche in un ambiente estrema.

Il fatidico 26 aprile 1986, un catastrofico scoppio spezzò la quiete del reattore nucleare di Chernobyl, scatenando una nube velenosa che obbligò numerose famiglie a fuggire per sempre. Oggi, la cosiddetta Zona di Esclusione di Chernobyl (CEZ) è terra proibita per l’umanità ma una preziosa risorsa per la scienza. In oltre 30 anni dal disastro, la fauna che ha colonizzato questo luogo continua a offrirci uno sguardo unico sugli effetti duraturi delle radiazioni. Gli animali erranti della CEZ, discendenti diretti di quelli lasciati indietro quella notte, sono oggetto di approfondite ricerche scientifiche che svelano le complessità di un ambiente trasformato.

Rivelazioni genetiche nel DNA dei cani

Un’affascinante ricerca condotta dall’Università della Carolina del Sud, insieme al National Human Genome Research Institute, ha scoperto straordinari dettagli sui cani che abitano questa terra. Attraverso l’analisi del DNA di 302 cani randagi, posizionati a diversa distanza dai resti devastati del reattore, sono emerse significative discrepanze genetiche rispetto a quelli che vivono vicino al reattore stesso.

I risultati, pubblicati sulle pagine di Science Advances, hanno scatenato un acceso dibattito sul possibile ruolo delle radiazioni in queste differenze genetiche. Anche se non è possibile stabilire un collegamento diretto tra le mutazioni e i livelli di radioattività, lo studio rappresenta un promettente progresso nella comprensione dei cambiamenti genomici indotti da ambienti estremi. Elaine Ostrander, coautrice dello studio e notoria esperta del genoma canino, si interroga: “È possibile che abbiano sviluppato mutazioni che permettono loro di sopravvivere e riprodursi in condizioni così estreme?”

Cani di Chernobyl: un laboratorio genetico vivente
Photo by Reznik89 – Pixabay

Un santuari della biodiversità improvvisato

Contrariamente alle previsioni, l’assenza umana prolungata ha trasformato la zona in un rifugio inatteso per la fauna selvatica. Dalle microscopiche creature ai maestosi mammiferi, la biodiversità ha trovato un modo ingegnoso per prosperare tra le radiazioni. Emblematico è il caso delle rane arboree orientali (Hyla orientalis), che nei confini della CEZ hanno sviluppato una pelle dal pigmento sorprendentemente nero, in contrasto con il loro abituale verde.

Questa curiosa trasformazione cromatica potrebbe essere un adattamento, indicano i biologi; l’aumento di melanina nella pelle potrebbe avere un ruolo protettivo contro le radiazioni. È una testimonianza strabiliante dell’incredibile capacità adattativa della vita, che sovverte le aspettative e sfida l’immaginazione.

Le conclusioni emergenti

L’analisi genetica di questi cani randagi fornisce un modello eccezionale per esaminare l’impatto delle radiazioni sui mammiferi. Gli scienziati mirano a confrontare il loro DNA con quello di animali provenienti da aree non irradiate, nella speranza di ottenere nuove conoscenze su come l’esposizione radioattiva possa alterare la genetica e guidare l’adattamento evolutivo. Tuttavia, il compito non è semplice: distingue quanto le mutazioni siano direttamente collegate alle radiazioni o piuttosto attribuibili ad altri fattori, come l’alto tasso di consanguineità in comunità isolate, rappresenta una sfida non da poco.

Sebbene l’idea che le radiazioni possano accelerare i processi evolutivi non sia nuova, le dinamiche uniche operanti in questo microcosmo di Chernobyl sono complesse e estremamente affascinanti, continuando a catturare l’attenzione della comunità scientifica internazionale.