Cresce la preoccupazione per l’aumento della sismicità. Il supervulcano potrebbe essere più vicino all’eruzione?

L’Italia, notoriamente sismica, è di nuovo in allerta questo autunno, mentre i Campi Flegrei si trovano al centro di un crescente interesse scientifico e mediatico. Gli ultimi eventi sismici registrati in quest’area infatti destano preoccupazione, in quanto le scosse più recenti sono le più intense osservate negli ultimi quarant’anni.
Che cosa sono i Campi Flegrei?
I Campi Flegrei sono un vasto complesso vulcanico situato a ovest di Napoli, identificato come uno dei pochi supervulcani al mondo. Questa caldera copre un’area di 15-18 chilometri di diametro, estendendosi su diversi comuni come Pozzuoli, Bacoli e anche Napoli stessa. A differenza dei vulcani convenzionali, un supervulcano è alimentato da un punto caldo situato nelle profondità della crosta terrestre e viene considerato in stato di quiescenza.
Dai tempi antichi, quest’area è stata conosciuta per la sua instabilità vulcanica, principalmente a causa del fenomeno del bradisismo che provoca variazioni nel livello del suolo. Tra il 1970 e il 1972, ad esempio, il porto di Pozzuoli ha vissuto un innalzamento del suolo di oltre un metro e mezzo. Recentemente, durante la crisi del 1982-84, si sono verificati 1300 eventi sismici mensili con un sollevamento del suolo di 9 cm al mese, mentre oggi si registrano circa 450 scosse mensili.
Rischio terremoti: un’allerta da non sottovalutare
I recenti terremoti ai Campi Flegrei rappresentano un segnale d’allarme non trascurabile. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) sta osservando con attenzione l’evolversi della situazione. Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, ha affermato che vi è un aumento della sismicità legata alle dinamiche vulcaniche sotterranee che ricordano la crisi degli anni ’80. Sebbene non sia possibile prevedere con esattezza un’eruzione, l’aumento dei terremoti è un dato di fatto basato su osservazioni statistiche.
Questo clima d’incertezza ha portato Giuseppe De Natale, vulcanologo e ricercatore all’Ingv, a proporre precauzioni severe. De Natale ha contattato il prefetto di Napoli, suggerendo l’evacuazione di alcune aree critiche, come Agnano-Solfatara, prima che la situazione possa peggiorare.

Le tensioni intorno a un potenziale risveglio vulcanico
L’allarme sismico ai Campi Flegrei non è nuovo. Già nel 2017, un rapporto congiunto dell’University College di Londra e dell’Osservatorio Vesuviano aveva segnalato che la caldera fosse più vicina all’eruzione di quanto precedentemente pensato. Da parte sua, un altro vulcanologo dell’Ingv, Giuseppe Mastrolorenzo, ha sollevato dubbi sull’efficacia dei piani di evacuazione in caso di eruzione.
Mastrolorenzo ha sottolineato che, mentre il rischio sismico è spesso al centro dell’attenzione, il vero pericolo potrebbe risiedere nell’attività vulcanica. “Le attuali scosse – spiega – potrebbero essere i segnali premonitori di un’eruzione, ben più devastante rispetto a quella del 79 d.C. che distrusse Pompei.” Un simile scenario renderebbe i Campi Flegrei un luogo di osservazione cruciale, dato il suo potenziale distruttivo.