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Rivoluzione ecologica in Thailandia: stop alla plastica

Rivoluzione ecologica in Thailandia: stop alla plastica
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Oltre a bloccare la plastica estera, il paese affronta la sfida dei rifiuti interni investendo in educazione e infrastrutture per il riciclo.

Rivoluzione ecologica in Thailandia: stop alla plastica
Photo by Cbill – Pixabay

In un’audace affermazione di indipendenza ecologica, la Thailandia si prepara a chiudere le sue porte alla plastica estera dal gennaio 2025. Questa mossa fa parte di un piano strategico varato due anni fa, che posiziona il paese del Sud-est asiatico come un pioniere nella lotta globale contro la plastica. Ma cosa spinge questa nazione verso una decisione tanto radicale e quali effetti a catena potrebbe avere a livello globale?

Dai rifiuti all’innovazione ecologica

Da tempo la Thailandia è stata un rifugio per i rifiuti plastici dei paesi industrializzati. Immaginate navi cariche di plastica che attraccano nei porti thailandesi, trasformando il paese in un’enorme discarica. La crisi è esplosa nel 2018, quando la Cina ha deciso di bloccare l’importazione di rifiuti, costringendo la Thailandia e le nazioni limitrofe a fare i conti con valanghe di materiale plastico. Questo surplus ha causato danni devastanti all’ambiente e alla salute pubblica: fiumi intasati di spazzatura, terreni avvelenati e aria irrespirabile erano tra le conseguenze di tale accumulo. Tuttavia, il malcontento popolare ha fatto sentire la sua voce, portando il governo a fissare un divieto storico sull’importazione di plastica. Con questo divieto, la Thailandia invia un messaggio forte al mondo: cambiare è possibile e le alternative sostenibili esistono.

Affrontare ostacoli: la sfida interna del divieto

Il semplice divieto dell’ingresso di plastica dall’estero non risolve tutti i problemi legati ai rifiuti. Penchom Sae-Tang, direttore di Ecological Alert and Recovery-Thailand (Earth), avverte che “un monitoraggio rigoroso e l’applicazione scrupolosa delle leggi sono essenziali per impedire l’ingresso illegale di plastica.” Le reti criminali potrebbero tentare di eludere i controlli e continuare ad inquinare la Thailandia. Inoltre, si profila un’altra sfida: la gestione dell’enorme quantità di plastica prodotta internamente. La Thailandia è ancora uno dei principali produttori di plastica, con una quota ridotta di rifiuti riciclati. La maggior parte dei rifiuti finisce infatti per contaminare il suolo e i mari, richiedendo un’approfondita strategia di gestione dei rifiuti.

Rivoluzione ecologica in Thailandia: stop alla plastica
Photo by pasja1000 – Pixabay

Sperimentare un futuro sostenibile

Nel tentativo di affrontare queste sfide, la Thailandia promuove diverse iniziative per ridurre la produzione di plastica e incoraggiare il riciclo. Vengono introdotti incentivi per le imprese che adottano materiali riciclati, viene incoraggiata l’educazione ambientale nei curricula scolastici e si investe pesantemente nelle infrastrutture per il riciclaggio. Tuttavia, la trasformazione più incisiva è quella culturale. La nazione thailandese spinge verso un cambiamento radicale nella mentalità, invitando i cittadini a limitare il consumo di plastica, a riutilizzare gli oggetti e a gestire i rifiuti con maggiore attenzione. Questa rivoluzione culturale potrebbe fungere da modello contagioso per altre nazioni, promuovendo uno sviluppo orientato alla protezione ambientale e al benessere collettivo. In una società rinnovata in questo modo, la plastica non sarà più considerata unicamente un nemico, ma una risorsa da amministrare con saggezza.