Le tempeste di sabbia trasferiscono grani radioattivi carichi di storia nucleare verso l’Europa, sfidando le concezioni tradizionali.
Il vasto deserto del Sahara, con le sue tempeste di polvere, continua a portare sorprese: tra queste nubi, vi è una memoria persistente, sotto forma di isotopi radioattivi, che viaggia fino in Europa. A dispetto delle ipotesi iniziali, queste particelle traggono origine dai test atomici della Guerra Fredda condotti da superpotenze lontane, piuttosto che dalle esplosioni francesi effettuate in Algeria.
Nel marzo 2022, una possente tempesta di sabbia sahariana ha trasportato grani di polvere carichi di storia nucleare verso l’Europa occidentale. Una squadra di scienziati, come riportato sulla rivista Science Advances, ha esaminato la composizione di questa sabbia scoprendo che gli isotopi radioattivi al suo interno sono legati agli esperimenti nucleari eseguiti da Stati Uniti e Unione Sovietica tra il 1950 e il 1970. Questa scoperta sfida le assunzioni comuni, poiché si pensava che tali tracce fossero un’eredità degli esperimenti francesi avvenuti nel Sahara algerino.
Le esplosioni nucleari francesi nel deserto Algerino
Tra il 1960 e il 1966, il paesaggio solitario del Sahara algerino, all’epoca sotto dominio coloniale francese, fu teatro di 17 esplosioni nucleari. L’ambiente vasto e scarsamente abitato sembrava offrire il contesto ideale per testare armi così potenti. Tuttavia, le ripercussioni di queste detonazioni furono sottovalutate e hanno avuto un impatto duraturo. Migliaia di individui, tra locali algerini e soldati francesi, furono esposti alle radiazioni. Mentre alcune stime indicano che fino a 60.000 persone furono coinvolte, il Ministero della Difesa francese ne riporta un numero inferiore: circa 27.000 individui che hanno subito gli effetti di queste esplosioni.
La firma dei test di USA e URSS nella polvere Sahariana
Nonostante l’autorialità francese, l’analisi delle particelle radioattive racconta un’altra storia. Gli isotopi rintracciati nel pulviscolo sahariano portano l’impronta degli esperimenti nucleari condotti dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica, mai direttamente effettuati nel Sahara, ma dalle conseguenze globali. I test di tali superpotenze furono di una portata tale che, anche dalla loro distanza, l’effetto delle detonazioni è arrivato fino alla sabbia del Sahara, rimodellando il nostro ambiente.
Come spiega Yangjunjie Xu-Yang del Climate and Environment Sciences Laboratory in Francia, “la potenza di detonazione dei test francesi rappresentava solo lo 0,02% della potenza totale delle detonazioni di Stati Uniti e URSS tra il 1950 e il 1970. Molti degli esperimenti nucleari di USA e URSS avvennero alla stessa latitudine del Sahara, e le polveri da essi rilasciate poterono raggiungere altitudini di 8.000 metri, disperse rapidamente dai venti su scala globale.”
Un’eredità invisibile ma persistente
Questa ricerca contraddice la credenza diffusa che le tempeste di sabbia sahariana portassero principalmente tracce delle detonazioni francesi. Le scoperte condotte dagli scienziati costringono a riflettere sull’immenso impatto continuativo dei test nucleari del passato, di come i residui invisibili di tali eventi storici continuino a circolare nel nostro ambiente. Inoltre, esse evidenziano l’importanza di monitorare e comprendere gli effetti a lungo termine delle attività umane sulla natura e sulla salute pubblica.
Con questa nuova consapevolezza, ci troviamo a dover considerare i benefici di limitare simili esplorazioni nucleari in futuro. Quali altre sorprese ci riserva la scienza quando scopriamo quanto possano viaggiare lontano le conseguenze delle nostre azioni? La lezione appresa è chiara quanto il cielo soleggiato di un deserto: l’innovazione e il progresso devono sempre essere bilanciati da un profondo rispetto per il nostro pianeta.