Otto scosse ravvicinate hanno colpito Pozzuoli e Bacoli, evidenziando l’importanza della sorveglianza e dell’informazione.

Un recente studio ha gettato luce sull’aumento di attività sismica nel supervulcano dei Campi Flegrei, rivelando dinamiche telluriche che richiedono un’attenta sorveglianza.
L’attività sismica in crescita del supervulcano dei Campi Flegrei è diventata oggetto di intensi studi da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Tra le scoperte più intriganti vi sono i cosiddetti “sciami simili a esplosioni”, ossia sequenze di terremoti che si susseguono con una rapidità sorprendente. Questi fenomeni, registrati con maggiore frequenza dal 2021 al 2024, presentano una serie di scosse telluriche così ravvicinate da assomigliare a vere e proprie detonazioni. La difficoltà nel rilevare con precisione questi eventi sismici ha spinto gli scienziati a esplorare i meccanismi che li producono.
L’indice di naturalezza dei Burst-like Swarms
Gli studi attuali si concentrano sull’analisi di questi sciami sismici, i quali potrebbero essere precursori di eventi più violenti, in particolare le eruzioni freatiche. Questo tipo di esplosione avviene quando l’acqua entra in contatto con materiale vulcanico incandescente, generando scariche di vapore e frammenti di roccia scagliati nell’aria. Sebbene l’ipotesi di un’imminente eruzione freatica rimanga speculativa, la registrazione di queste peculiari sequenze sismiche solleva dubbi e impone una sorveglianza costante dell’area interessata.
I paralleli con altre caldere vulcaniche non sono passati inosservati. In scenari simili, tali manifestazioni sismiche hanno anticipato eruzioni più o meno violente. È questa una previsione plausibile anche per i Campi Flegrei? La risposta rimane incerta, ma i segnali registrati spingono verso un monitoraggio sempre più raffinato e continuo, essenziale per mitigare i rischi associati.
Collaborazioni scientifiche per la sorveglianza
Il gruppo di ricerca dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv ha collaborato intensamente con i colleghi della sezione Ingv di Pisa e dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Cnr per mettere a punto uno studio completo e dettagliato. La sinergia tra queste istituzioni sottolinea l’importanza di una rete scientifica solida per affrontare le sfide complesse poste dai fenomeni vulcanici. La loro ricerca rappresenta un passo significativo verso una comprensione più profonda degli “sciami simili a esplosioni” e delle loro implicazioni potenziali.
Alla luce dei dati raccolti, le precauzioni non sono mai troppe. Le numerose scosse che ricorrono ai Campi Flegrei costituiscono un indizio di attività sotterranea da non sottovalutare. Il vasto numero di oscillazioni registrate dal 2005, oltre 23.000, è un chiaro segnale della natura turbolenta del sottosuolo.

La percezione locale dei fenomeni sismici
Un evento particolarmente significativo è avvenuto lo scorso 11 febbraio, quando otto scosse di terremoto si sono susseguite in pochi minuti, colpendo direttamente i residenti dei comuni occidentali di Napoli, come Bacoli e Pozzuoli. Sebbene la loro magnitudo fosse modesta, la più forte raggiungendo 1.8, la superficialità dei movimenti tellurici li ha resi percepibili dalla popolazione. È interessante notare come la profondità dei terremoti influisca sulla loro percezione, rendendo anche scosse meno intense decisamente avvertibili quando si verificano quasi in superficie.
L’impressione suscitata dagli eventi sismici tra la popolazione è un ulteriore fattore da considerare nella gestione della crisi bradisismica. Resta fondamentale mantenere alto il livello di comunicazione e informazione per ridurre il panico e garantire la sicurezza delle comunità locali. La conoscenza è, dopotutto, una delle armi più efficaci nella preparazione agli eventi naturali.