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Addio a La Niña: caldo record ovunque

Addio a La Niña: caldo record ovunque
Photo by TomMarc – Pixabay
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Malgrado l’uscita di scena de La Niña, il 2025 si preannuncia tra gli anni più caldi con anomalie record in Australia, Siberia e Messico.

Addio a La Niña: caldo record ovunque
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Solo tre mesi dopo il suo arrivo, La Niña è ufficialmente terminata. Il fenomeno atmosferico, che tende a raffreddare alcune aree del pianeta rispetto al più conosciuto El Niño, ha mostrato una presenza fugace e debole. Secondo meteorologi e scienziati, ci troviamo ora in una fase neutra che potrebbe prolungarsi per tutto il 2025. In questo contesto, la capacità di elaborare previsioni meteo affidabili diventa sempre più complicata. A pesare sul quadro di incertezza c’è anche il futuro incerto della NOAA, l’agenzia meteorologica americana, minacciata da tagli e dismissioni promossi dall’amministrazione Trump.

Un mondo di anomalie

Nonostante l’uscita di scena de La Niña, eventi climatici estremi continuano a stupire. In Australia, ad esempio, le temperature autunnali hanno raggiunto picchi estivi: a Red Rocks Point si sono toccati i 41 gradi, ben oltre le medie stagionali. Nelle Filippine, le notti tropicali hanno sfiorato i 29 gradi, mentre in Messico, Sonora ha registrato 45 gradi in aprile. Persino la Siberia ha visto notti a oltre 20 gradi, un’anomalia assoluta. In Oceania, dove ci si attendeva un raffreddamento grazie a La Niña, non si è osservato alcun effetto concreto: a Vanuatu si sono toccati i 33,5 gradi. Il consueto impatto del fenomeno, come l’aumento delle piogge in alcune zone dell’Australia e il clima più secco negli Stati Uniti sudoccidentali, è risultato praticamente assente.

Un 2025 già tra gli anni più caldi?

Secondo il Met Office britannico, l’anno in corso potrebbe comunque collocarsi tra i più caldi mai registrati, nonostante la brevità e la debolezza de La Niña. Marzo 2025, ad esempio, ha battuto ogni record di temperatura in Europa. Gli esperti mettono in guardia su un’estate che potrebbe riservare nuove ondate di calore e incendi intensi, anche se l’assenza di segnali climatici forti rende più arduo tracciare previsioni attendibili. L’oceano Pacifico tropicale, dove l’effetto de La Niña dovrebbe farsi sentire con maggiore forza, ha mostrato solo brevi segni di raffreddamento, rendendo questo ciclo particolarmente anomalo.

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Uragani, caldo mediterraneo e l’incognita Italia

Michelle L’Heureux, climatologa del Climate Prediction Center, ha sottolineato che capire cosa accadrà nei prossimi mesi è “molto difficile”. In particolare, resta un’incognita la stagione degli uragani atlantici, attesa tra meno di due mesi: normalmente La Niña ne accentua l’intensità, ma la sua scarsa presenza potrebbe annullare questo effetto. Al tempo stesso, fattori come l’accumulo di calore negli oceani e la persistente crisi climatica potrebbero comunque alimentare tempeste più violente. La NOAA stima che la fase neutra proseguirà almeno fino all’autunno, ma le certezze scarseggiano. E in Italia? Molto dipenderà dalla temperatura del Mar Mediterraneo e dall’influenza degli anticicloni. Quel che è quasi sicuro è che anche quest’estate il nostro Paese dovrà fare i conti con nuovi episodi estremi.